È una tipologia di scarpa da danza classica indossata soprattutto dalle ballerine ma, anche se pure i ballerini le calzano per alcuni ruoli e per rafforza le caviglie e migliorare il collo del piede.
La storia delle punte ha origine nel 1681, quando le donne iniziarono ad avere dei ruoli nei balletti. In quel periodo i costumi erano molto pesanti, i danzatori indossavano parrucche, maschere e scarpe col tacco.
Nel 1750, Marie Camargo indossò delle scarpe senza tacco eseguendo salti e movimenti che erano impossibili fino a quel momento. Dopo la Rivoluzione Francese, le scarpe coi tacchi furono completamente abbandonate e le prime scarpette da ballo, antenate di quelle moderne, avevano un sostegno sotto le dita e furono fissate ai piedi con dei nastri.
Nel 1975, l’invenzione di Charles Didelot, portò le danzatrici a sollevarsi durante il balletto, permettendogli di stare in piedi sulle punte. Un effetto accolto con stupore e consenso dal pubblico, al punto che i coreografi iniziarono a inserire le figure sulle punte all’interno delle esibizioni di ballo.
Nel XIX secolo viene eliminato del tutto l’utilizzo degli elastici per ballare sulle punte; fu Maria Taglioni la prima ad eseguire un balletto completo danzando sulle punte (La Sylphide).
Le prime scarpe furono molto simili a delle pantofole in seta modificate ma prive di sostegno, che portarono le danzatrici a fasciare le dita.
Fu in Italia verso la fine del XIX secolo che le scarpe a punta cambiarono forma: Pierina Legnani indossò scarpette con punta pianta, rinforzata e imbottita con un tessuto specifico per sostenere le dita. La soletta era più resistente e spessa e cucita senza chiodi.
Le scarpe di danza classica moderne sono attribuite alla ballerina Anna Pavlova, che aveva un arco del piede molto alto e pronunciato. Per evitare infortuni inserì un rinforzo con una soletta interna in pelle che rese più dura la zona intorno alle dita.
Oggi le scarpe a punta sono realizzate con pasta, tessuto, pelle e cartone e durano, mediamente, pochi giorni o per una sola performance professionistica.
Scarpette danza classica: come sono fatte
Le scarpette di danza classica sono composta da cinque parti principali, che andiamo a vedere più nel dettaglio.
Tomaia
Realizzata in raro o più raramente in tela, è la parte esterna che ricopre il piede. L’altezza dipende dalla forma del piede. La parte estrema viene chiamata mascherina interna e deve essere adattata al piede. Il piede viene fissato meglio al tallone tramite l’uso di un elastico intorno alla caviglia.
Mascherina
Questa parte è la più dura della scarpetta e comprende anche la punta. Può essere di altezza variabile in base al piede. La punta è piatta in modo da favorire un buon equilibrio e far sentire correttamente l’angolo che va a creare questa parte. Se questo non è più percepito, è consigliato cambiare le scarpette.
Soletta
La soletta è la parte che sostiene il piede e può essere in varie consistenze. Quella esterna nelle punte è in cuocio cucito con appositi macchinari; la soletta esterna, invece, è composta da un mix di cartone pressato e altri materiale simili al cuoio. Generalmente è composta da una lamina di legno. Se la soletta diventa troppo flessibile a causa dell’usura, bisogna sostituire le scarpette da danza, poiché c’è l’alto rischio che si verifichino slogature alla caviglia.
Nastri
I nastri sono in raso e sono venduti a parte, vanno attaccati al bordo delle scarpe e regolati in base alla conformazione del piede. Alcuni sono anche in nylon. Vanno legati intorno al collo del piede incrociandosi per poi fare un giro intorno alla caviglia e legarsi dietro o verso l’interno. Devono essere legati stretti perché aiutano il piede a scendere dalla punta in un certo modo, evitando il rischio di infortuni.
Elastico
È un elemento che non si vede ma è ugualmente importante, serve a far in modo che la calzatura non scivoli dal tallone.
Come usare le scarpette a punta
Una prima distinzione va fatta tra la punta destra e la sinistra, poiché le scarpette sono identiche. Successivamente, vanno cuciti elastici e nastri che servono a sostenere la caviglia e il collo del piede e fare in modo che la scarpetta aderisca perfettamente.
Per poter essere comode e funzionale, le scarpe da punta devono piegarsi facilmente, in modo da permettere alla ballerina di salire e scendere facilmente e attutire il rumore.
Il passaggio da fare è quindi quello di ammorbidirle: ci sono diversi modi per farlo e ognuno sceglie quello più adatto alle proprie esigenze.
In generale viene piegata la suola a tre quarti della lunghezza, facendo pressione nella zona della mezza punta ma non nel mezzo, perché c’è il rischio di romperla.
Alcune ballerine indossano le scarpette e praticano esercizi come il relevè in punta o mezza punta, utile per adattare il piede alla durezza.
Tra gli altri sistemi per ammorbidire la scarpa di danza classica, abbiamo:
- strofinarla con l’alcol;
- battere la punta col martello;
- posizionarla in mezzo alla porta aprendo e chiudendo più volte
Sono metodi che, se non eseguiti correttamente, possono danneggiare la scarpa, per cui sono consigliati solo a ballerini esperti.
Inoltre, prima di ogni lezione, è utile graffiare la suola o applicare pece greca per non scivolare.
Scarpette danza classica: quando iniziare ad indossarle?
Le scarpette di danza classica per bambina quando vanno utilizzate? Il lavoro sulle punte del piede devono iniziare intorno ai 12 anni, età durante la quale l’ossatura del piede inizia ad essere più adulta.
Prima di utilizzarle, i bambini devono aver ricevuto un’adeguata preparazione tecnica ed eseguito un lavoro a mezza punta, in modo che il piede e la caviglia si siano rinforzati abbastanza da riuscire a sostenere la lezione sulle punte.
La preparazione tecnica comprende due anni di danza. La danzatrice devono essere in grado di mantenere l’equilibrio e poggiare il piede correttamente su tutte e cinque le dita.
Le scarpetta da punta non devono essere acquistate autonomamente, ma scelte in base alle indicazioni dell’insegnante di danza classica, al fine di evitare posizioni scorrette e infortuni nel tempo.